seppafrattini

Guardo lo specchio e scrivo riflessioni. Alleno dita e gusti di un musicista.

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Dell’epopea per arrivare a Bologna

Direte: sì, Bologna da Trieste son.. quanti? 300 chilometri? 301, secondo l’amico Google, lì, che ti dice. Poi scopri che ti dice anche che fai Trieste Bologna in 2 ore… e invece. Invece va a finire che ti ritrovi a partire da casa in ritardo ma alla fine pigi un po’ e alla stazione ci arrivi bello comodo, non devi manco fare i biglietti che con le “Frecce”..heh! Si sa… le prenotazioni, i posti belli comodi, poi queste corrono… fantastico… e invece. E allora arrivi in stazione e vedi che il treno prima del tuo è in ritardo di 10 minuti. Fai due conti, la coincidenza per Bologna ce l’hai a 20 minuti dall’arrivo; se il treno che deve passare prima è in ritardo di 10 minuti,  il tuo sarà in ritardo di conseguenza di 10 minuti,  fai 10 + 10 = Coincidenza persa. E’ una maledettissima realtà. Senonchè, una volta passato il treno in transito al binario 1, quelli di FS ti dicono che la tua Freccia Bianca è in orario e arriverà al maaaaaaasssimo con 2 minuti di ritardo. Oh un barlume di speranza ti apre la mente. Arriva il treno. Sali. IL DELIRIO. Bestemmie a profusione, i sedili sono larghi, sì. Il corridoio invece è un’incisione fatta col bisturi dove a malapena riesci a stare con mezza scarpa. Ecco che a questo punto coloro i quali avevano la carrozza 8 e sono saliti dalla carrozza 1 stanno tornando indietro. E tu devi raggiungere la carrozza 4 con un trolley, un violino ed una specie di tascapane che si impiglia sulle cose e sulla gente (come la canzone di Battiato, sì…). Mi permetto di stendere un velo pietoso su tutto quel che concerne la temperatura del treno (-6000°), la durezza degli ampi sedili che in realtà è solo un’impressione: sono di pietra, l’impossibilità di trovare il tuo posto a colpo sicuro dato che i sedili sono indicati con un sistema in codice alieno…ad ogni modo il treno fila e sei stranamente in orario e dici beh, riesco anche a bere un caffè.

!UTOPIA!

E’ arrivato il momento di entrare in stazione di Venezia Mestre, la stazione più incasinata di tutta la Cristianità, dalla quale partono treni anche per l’Inferno dantesco. Treno fermo 600 metri dal marciapiede e il tempo inizia a passare. I 20 minuti di coincidenza diventano inesorabilmente 17… 15… 8…7… il treno inizia a rip… no. Era una finta. 6… 5… il treno finalmente parte, ce la puoi fare, scendi , corri, cazzo da che binario parte la Freccia Argento? Da questo? Ma dai, hai sceso le scale per nulla, torna su guarda il tabellone… BESTEMMIA A CORNUCOPIA CHE E’ BELLO: la Freccia Argento che dovevi prendere per Bologna non parte più ai 39 ma parte ai 44. Ma non per un ritardo. Hanno solo spostato l’orario del treno. Nessun problema. A parte la sete, l’infarto, gli emboli di rabbia e la bile che t’è andata nel cervello e tu diventi psico-la-bile… 
Ad ogni modo a Bologna ci arrivi: la Freccia Argento sta arrivando al binario si ferma, ci sali…e la Freccia Argento è ben diversa. I posti sono un sacco più stretti, nonostante ciò sono quasi comodi…ma anche il vagone è più stretto e ti trovi nella medesima (se non peggio…) situazione di prima: sedili che non si trovano, un freddo boia, tu che per passare devi aspettare che passino: controllore che deve andare nell’altra carrozza, gente che è salita nella carrozza 1 e deve andare a sedersi nella carrozza 1000, gente che non sa decidere mai quando è ora di lavarsi…insomma. Ecco.
Poi trovi il tuo posto. 14D. Do cazz’è? Ah, ecco c’è una tizia seduta al tuo posto. Dorme. Il ragionamento è che “se una persona ti sveglia mentre dormi ti girano le scatole a elica, giusto? Giusto! Ciò ti porta a pensare, di riflesso, che se tu sveglierai la tizia che dorme le farai roteare le balle a regìmi altissimi quindi devi cercare di essere delicato” ... “Ehm..permesso” – non si sveglia – “Scusi, sarebbe il mio posto…!!” (con voce un po’ più alta…) niente, questa non si smuove. Fortunatamente questa se ne va in giro con la sorella che le sussurra “Layla” (dal sedile diagonalmente opposto al suo, quindi più distante di quanto lo sia io…) questa sente, si sveglia, usa il culo come perno, si gira come fosse una porta da saloon, si sposta al 14C che sarebbe il suo posto, mi fa entrare, si richiude e torna a dormire. Tutto bene quel che finisce bene.
Arriva poi il momento in cui un tizio di un’altro sedile riceve una telefonata. Riccone romano ed evidentemente spilorcio con 3310: [musichettatrentatrèdieci] [musichettatrentatrèdieci]
[musichettatrentatrèdieci][musichettatrentatrèdiè…] “Pronto! Eh…pronto… nun’sesente’ggnente…eh! Eh. Sciao.. Sciao, sì…sì…ma…eh…sì…noooo…n…nooooooooo, ma te pare. Noooooooooooooooo, zio stabbene. Disce nun’vole je se disce nulla…no…Ma nooooooooooooooo…noooooooo! No, no…no. Siiiiiiiiii..ma siiiiii, no sto a tornà. No m’adetto che nun’serviva che restavo a Venezia..noooooo ma no…nooooooo [to be continued per altri 20 minuti urlando a mo’ di ossesso]”
Per inciso, mi sembra di essere Venditti; lui Bomba o non bomba sarebbe arrivato a Roma, io Bestemmie o non bestemmie arriverò a Bologna.
Poi c’è la volta dei problemi fisiologici: tutta la mattina a correre da morire c’è da andare in bagno ma mentre stai decidendo di risvegliare la tizia accanto a te, sperando nell’aiuto della sorella, questa si sveglia, si alza e va a ravanare nella sua borsa. Approfittiamo! Ti alzi vai al bagno, tanto il posto è prenotato… torni. Devi rientrare. Trovi la tizia nuovamente seduta al suo posto TOTALMENTE coperta da un lenzuolo blu in profondissima catalessi onirica… Merda! Tocca risvegliarla “E’ permesso…?” niente.. “Scusi dovrei…”…”LAYLA!!!” …sequenza di movimento di perno di culo, porte da saloon, apri, Seppa rientra, chiudi. Tutto questo con il lenzuolo addosso. Tutto come prima. Torni al tuo posto. Attendi. E alla fine a Bologna ci sei arrivato, ci sei pure tornato e sei qui a scriverlo con una certa aria divertita ‘che il viaggio non è poi stato così tragico.
Ciao
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Del giro in Vespa e del rischio di crepare

Oggi sono andato a fare un giro in Vespa. Una cinquantina di chilometri, tanto perchè non avevo abbastanza benzina. Miscela, ok, scusate. Mammamia… Le assicurazioni fanno pagare un sacco di soldi a TE che teoricamente sei quello che per loro provoca l’incidente ma dovrebbero farti uno sconto del 345635435% visto che appena metti il naso fuori di casa rischi di crepare una ventina di volte, come me oggi. Nell’ordine:







1. diciamo che ho una Vespa 50 e per fortuna non corre. Non corre, no, ma in città è sempre maledettamente impossibile mantenere le distanze di sicurezza quindi la maggior parte delle volte che ho rischiato di vedermi stampato da qualche parte è stato sopra il lunotto posteriore di qualche disgraziato incapace di decidere quale sia la fila giusta nella quale mettersi, è sì che a Gorizia ci vivi da una vita ancora non hai capito, quindi muori. Anzi prima mi paghi un copertone dietro che il mio ormai è consumato a suon di inchiodate.

2. se un giorno decidi di andare a fare un giro con la Vespa, sì ok, in città bene o male ci passi ma dato che la Vespa è il mezzo dell’eterno sorriso cerchi di evitare di togliertelo dalla faccia girando esclusivamente per le metropoli, no? Ecco allora vai (nel mio caso…) sul Carso, ti fai le belle stradine in mezzo al verde delle acacie [già, si scrive con la i, come ciliegie] e alla terra rossa, in mezzo al profumo dei fiori selvatici, ogni tanto qualche cacca di cavallo ma pace, sole, caldo…fantastico. Se non fosse che il sorriso dalla faccia se non ve l’ha tolto la città ve lo toglierà il camion che ha sbagliato strada (una roba così…) che vi spunta da dietro una curva mentre percorre una stradina carsica (una roba così…) dove ci passa una macchina e 1/8 e tu ovviamente ti ritrovi a fare manovre da kamasutra con la vespa mentre tagli l’erba del ciglio della strada facendo un favore a quello che poco più in là ha il campo di grano.

3. Per descrivervi questa dovrei farvi un disegno; provo a spiegarla. Sei in città, senza sorriso sulla faccia, ormai è appurato. Stai percorrendo una via principale con diritto di precedenza grande così con tanto di semaforo regolatore all’incrocio con le altre strade. Ovvio ci sono pure i semafori per i pedoni dai quali, di quando in quando, escono degli strani esseri chiamati Bimbiminkia (una roba così…) in bicicletta ma che ovviamente non rispettano il loro rosso e mentre tu passi con il tuo verde, in tutta legalità, questo ti esce con la bicicletta (neanche a piedi…) …ti esce con la bicicletta e lì rischi di fare un frontale che benedici quella volta che hai deciso di rifare i tamburi dei freni anche se quelli vecchi erano buoni. Allora che fai, mentre stai fermando il traffico con la vespa di traverso [senza ovviamente contare che hai inchiodato e le macchine dietro magari ti venivano addosso…] insomma che fai, fai che imbastisci un paio di bestemmie sonore purtroppo attutite dalla presenza del casco e cerchi di comprendere il tizio con la bicicletta tutta scardinata, con gli occhi lucidi di vergogna che cerca di urlarti qualcosa come “Fcufa, oh, fcufa, fcufa…” ti chiedi di fatto cosa voglia dire poi realizzi che il tizio ha preso talmente tanta paura che s’è cagato addosso al contrario e purtroppo ha delle serie difficoltà locutorie. Con l’adrenalina che ti aiuta a tirar meglio la frizione te ne vai, bestemmiando.

Poi senti al telegiornale che al tizio che ha ammazzato 3 persone perchè era ubriaco gli hanno revocato la pena di 2 anni (che poi sono nulla…) e gli hanno restituito la patente perchè questo ha patteggiato e pure l’attenuante della fedina penale pulita. 
Ciao.
Credits



E’ una luminosa domenica mattina

E invece di uscire di casa a cazzeggiare, ovunque, facendo qualsiasi cosa, cosa fa? Ti metti a ripulire il computer dalle schifezze accumulate per un anno nelle 100 vite diverse che devi impersonare ogni santo giorno. Il fatto poi che “non devi” più studiare aiuta molto nel prendere decisioni di questo genere. Ovviamente invece di andartene fuori a cazzeggiare ovunque e facendo qualsiasi cosa. Poi mentre ripulisci il mac dalle schifezze delle 100 vite ti accorgi che sul muro vicino sta appeso un coso che non vorresti che sia appeso lì ma ci sta da 200 vite e decidi che è ora di toglierlo. Ti sfracelli un dito perchè ormai vuole talmente starsene a fare l’amore con il suo muro che non ha voglia di venirsene via da lì. Provvidenziali un paio di tronchesi da ferramenta che casualmente si trovano sulla stampante (…) per poter togliere il chiodo che sintetizza quel mircosistema. Poi al posto suo ci metti un’altra roba che se ne starà lì per altre 50, 60 vite. E intanto il tuo disco rigido sta soffrendo a fare l’eliminazione sicura de lammerda che sta nel cestino. Continui a non capire come mai 300 dei 999 giga sono occupati. Sarà una maledizione, pensi. Allora ti rassegni e vedi che altro puoi eliminare. E cerchi di sceglierlo bene. Perchè per quanto possano far male i ricordi sono ricordi e siamo occidentalmente abituati a guardare il passato. Quindi teniamoci appresso tutta lammerda de lammerda de lammerda che ci fa bene. E crei cartelle. Su cartelle. Su cartelle. Dentro cartelle; il tuo sistema ad albero [che nei mac non esiste, eh? …einvece] sta diventanto sempre più complesso che lo stesso computer non lo capisce e dalla sua iSight integrata ti guarda e si chiede “ma chi cazzo sei tu…vecchio mi stai trattando come fossi la tua donna ma non lo sono. Trovatene una” così ti sta dicendo dal suo HD gracchianate ma ovviamente tu il morse non lo capisci al volo (quindi sei uno sfigato, facevi il radioamatore, manco quello hai imparato…).
E rimane la domenica luminosa di febbraio in cui vivrai, sì, meglio. Dopo, però. Quando la smetti di pensare.

Il teorema della vescica natatoria

E’ un modo per dimostrare che noi esseri umani non siamo dei pesci. E’ una di quelle cose che ti vengono solo quando non hai tempo per pensarci. Soprattutto mai parlando; sempre quando non hai l’interlocutore davanti. Stavo chattando e… “Ma ho fatto solo una battuta” “eh ma siccome ho il senso dell’umorismo nella vescica natatoria… che per giunta non ho perchè non sono un pesce. Quindi non ho il senso dell’umorismo di conseguenza. Vedi ti sto dando del materiale per scherzarci sopra tantissimo e non cogli. Dopo dici che non ho il senso dell’umorismo”. Riassumendo ciò in una legge matematica si può dimostrare come l’essere umano non provenga da alcun esemplare della specie ittica. Per esteso:
Poniamo per assurdo che io non sia un uomo bensì una trota. La trota è un pesce. Un pesce ha la vescica natatoria piena di umorismo. Se possiedi una vescica natatoria piena di umorismo sei un pesce. Se non hai umorismo vuol dire che non è contenuto in alcun luogo quindi nemmeno in una vescica natatoria, il che porta a supporre che tu non ce l’abbia. Quindi, sicuramente, non sei un pesce. C.V.D.